Zes unica, opportunità per le imprese del Sud

Dall’ampliamento della zona industriale di Salerno agli interventi nelle aree di Battipaglia e di Cava de’ Tirreni, dalle opportunità offerte dalla zes per nuovi insediamenti produttivi all’autonomia differenziata e l’impatto sul comparto industriale. Ne parla il presidente di Ficei e del Consorzio Asi di Salerno, Antonio Visconti. Che impulso può dare la zes unica del Mezzogiorno perché qui, possano insediarsi nuove aziende?-Le aziende colgono con grande favore, innanzitutto, la possibilità di godere di semplificazioni amministrative e di iter insediativi snelli e rapidi perché la burocrazia resta il primo tappo alla possibilità di fare impresa. Poi, il Governo ha messo in pie- di interventi agevolatori sia sul credito di imposta che sulle nuo- ve assunzioni. Che, nel rapporto con il Settentrione, creano condizioni di maggior competitività, in particolare per quanto riguarda il costo del lavoro, un altro dei mali dell’Italia. Grazie alla precedente programmazione zes. le aree del Mezzogiorno hanno goduto anche di un rafforzamento delle infrastrutture. Quindi, il superamento di un altro gap storico del Sud, cioè la difficoltà nei trasporti, nella logistica, nei collegamenti». A che punto si è con l’ampliamento della zona industriale di Salerno?Il piano regolatore che prevede l’ampliamento di oltre 400mila metri quadrati è già stato adottato dal Consorzio Asi. Ora, è in corso un’attività di verifica dei pareri ambientali, che è un iter previsto dalla legge. Nel giro di qualche settimana o di pochi mesi, si procederà all’approvazione definitiva del nuovo piano consortile. A quel punto. le aziende potranno insediarsi. Ad oggi, già riceviamo istanze di insediamento. L’adozione del pia- no ci consente già di valutare, in termini di prenotazione, ipotetici progetti di investimento. Inoltre, stiamo anche affidando la progettazione per le opere di urbanizzazione e per le infrastrutture necessarie di viabilità, illuminazione, sottoservizi. Speriamo che possano sorgere iniziative che vadano a rafforzare anche la retroattualità, quindi la capacità che il Costa d’Amalfi possa diventare anche uno scalo che intercetti flussi di merci, oltre che di persone». L’area Asi Salerno si estende. tra l’altro, anche a Battipaglia e a Cava de’ Tirreni. Quall interventi li? «Per quanto riguarda l’area Asi di Battipaglia, abbiamo risolto la questione dell’interporto, che vedeva bloccati circa 50 ettari di terreno su un’opera pubblica che non si sarebbe mai più realizzata e che, invece, noi abbia- mo svincolato e addirittura assegnato le aree per attività a supporto del comparto agroindustriale. Stiamo realizzando l’hub del freddo, abbiamo avuto già diverse richieste di insedia- mento. Poi, sono in corso importanti opere di ammodernamento dell’area industriale, abbia- mo cantieri aperti per oltre venti milioni di euro, dal rifacimento la viabilità alla realizzazione di to del depuratore industriale al migliori collegamenti con le arterie stradali e autostradali. Per Cava de’ Tirreni, abbiamo fatto interventi per la videosorveglianza, di miglioramento della viabilità, di revisione delle desti nazioni urbanistiche e puntiamo alla tutela dei distretti tipici come quelli della ceramica o delle produzioni locali. Cerchiamo di lavorare su tutti gli ambiti». “La coesione territoriale alla sfida dell’autonomia differenziata” è il tema al centro di “Sud – Nord Invest. Visioni e confronti sul futuro dell’industria italiana” la due giorni promossa da Ficel e in programma questa settimana a Salerno…Ci sembrava il tema di maggiore attualità, anche perché l’autonomia differenziata, in fatto di commercio con l’estero, di governo del territorio, di infrastrutture e di energia, impatterà sul comparto industriale. Tra chi la vede come la soluzione a tutti i problemi e chi, invece, come il male assoluto, noi vorremmo capirci qualcosa in più per dare un supporto alle nostre imprese. Sicuramente, avere catene di comando più prossime è una opportunità perché le aziende hanno bisogno di interlocutori che diano risposte in tempi certi. Viceversa, però. frantumare un apparato normativo e regolamentare in venti modelli è un limite e potrebbe essere un rischio».

Fonte: IlMattino del 24/09/2024 a cura di Nico Casale